Prima di arrivare a Livigno scavalco il Passo dell'Eira (2208 m), dove esce il sole e c'è la cappella dedicata alla Madonna della Pace: due segni che sollevano lo spirito! Livigno è un luogo turistico affollato e commerciale, in quanto zona extradognale, la benzina costa poco più di un euro: mi fa venir rabbia e passo oltre senza fare il pieno. Seguo la valle che piega a sud e sale fino al Passo della Forcola (2315 m), dove entro in Svizzera attraversando una sbarra alzata e inutile: un altro non-luogo triste e sporco. Scendo per la valle fino al bivio di La Motta, passo le barriere aperte della Dogana svizzera e riprendo a salire verso Passo Bernina, in un paesaggio di montagne in parte ancora innevate, con una strada comoda e ben tenuta che invita a correre. Invece vado piano guardandomi intorno, anzi mi fermo: ho visto, come in un sogno, il trenino rosso scivolare tra i prati che salgono al Bernina. Arrivo al Passo del Bernina (2330 m) con il sole che fa brillare i ghiacci sulle cime scure: breve sosta per la foto e giù in discesa passando davanti all'antico Ospizio sulla riva del lago della Cruseta. Costeggio la ferrovia che cala a Sankt Moritz e i due laghi che dal colore delle acque prendono il nome di lago Bianco e di lago Nero. Scendo verso Pontresina accompagnato dalla meravigliosa vista dei ghiacciai sospesi del Pizzo Bernina che eroicamente resistono al riscaldamento globale del Pianeta. Alla fine della discesa ritroverò il corso dell'Inn e vedrò la pittoresca Val Engadina, ma il tempo si rimette al brutto, nuvoloni neri coprono i laghi di Sankt Moritz: un vero peccato! Poi si scatena un acquazzone memorabile che mi costringe ad una sosta tecnica per indossare la Tucano Urbano. Proseguo prudente, ma ad un certo punto devo fermarmi... solo che i freni fradici mi mollano e vado lungo ... facendo un'acrobazia su e giù per l'aiuola di una stazione di servizio: un miracolo del telaio, delle vecchie sospensioni e delle gomme da carro armato. Sosta con caffè e benzina, poi schiarisce e riparto spedito. Dopo Silvaplana un altro regalo sono i 12 tornanti mozzafiato che salgono al Passo del Maloja (1815 m) dove nasce l'Inn, che sarà tributario del Danubio a Passau. Discendo tranquillamente in Val Bregaglia e a Castasegna rientro in Italia e in breve sono a Chiavenna. Ora punto a nord verso Madesimo, è la strada dello Spluga, un delirio di tornanti: saranno 72! tra Chiavenna e Splügen in Svizzera. Un vero capolavoro di ingegneria, progettato per conto dell'impero austriaco, all’inizio dell’800, dal geniale ingegnere Carlo Donegani, lo stesso che pochi anni dopo firmerà un’altra delle meraviglie delle Alpi: la strada dello Stelvio.
Qui il 3½ Morini tira fuori tutto il suo valore arrampicandosi gagliardo su per il groviglio di stretti tornanti - alcuni in galleria - letteralmente rubati alla verticalità della montagna a strapiombo sulla valle... Bisogna averla fatta questa strada spettacolare per capire l'emozione che può dare! In alto quando costeggio il lago artificiale di Montespluga il cielo si copre di nuvole pesanti creando un'atmosfera sospesa che richiama scorci indimenticati del Grande Nord. Mi fermo col cuore che batte, fotografo il paesaggio “artico” di nude rocce bagnate e l'acqua che ha lo stesso colore del mare di Honningsvåg nell'isola di Magerøya. Riprendo piano tra le pietraie e i magri pascoli, come dentro un santuario: lo sguardo è lontano... Sosta al cartello dello Splügenpass (2113 m) e quattro passi nel vento per smaltire l'emozione. Il Passo di Spluga è il territorio d'Italia in linea d'aria più lontano dal mare: è ora di riprendere la strada per Genova! Una dogana aperta e desolata nella nebbia mi riporta in Svizzera. Calo con bei tornanti a Splügen nell'alta valle del Reno posteriore, che porterà le acque dei ghiacciai alpini attraverso l'Europa fino al Mare del Nord. Risalgo la valle dei Grigioni in direzione del Passo di san Bernardino, ma poco dopo Hinterrhein faccio casino con le indicazioni e finisco alla sbarra d'accesso della galleria camionabile.
Con una manovra banditesca volto la moto e contromano esco per un varco di servizio: un po' di sterrato da cantiere e riprendo la strada per l'alta montagna. D'improvviso compare una nebbia da streghe, che trasforma il paesaggio in un ambiente onirico, evanescente, dai toni grigi con improvvisi schizzi di colore, in un silenzio di roccia, irreale e magico: solo nei miei sogni islandesi ho visto queste cose... Poi il sipario si apre e appare il monolito severo dell'Ospizio a guardia del Passo di san Bernardino (2066 m). Fermo la moto sul bordo del laghetto con tre isolette su cui sventola la bandiera rosso crociata svizzera. Approfitto del sole per camminare sulle rocce lisciate dagli antichi ghiacciai e trovo un popolo di ometti di pietra che guardano il lago: ne restauro uno, come forma di meditazione e adesione al luogo. Poi sotto l'antico portale dell'ospizio mi concedo un'altra sosta al sole. Con il brillante cameriere parliamo della lingua Romancia, affine al Ladino, ancora in uso nei Grigioni. Alla fine dei discorsi per una fettina di torta e un caffè saranno 10€ e 50. Riparto verso Bellinzona, formidabile piazzaforte medievale e capoluogo del Canton Ticino. Mi porto sulla sponda destra del fiume e lo seguo fino alla piana dove si getta nel Lago Maggiore. Costeggio il lungolago di Locarno e Ascona fino a Brissago e a Madonna del Ponte passo, per la quarta volta in un giorno, il confine tra Svizzera e Italia. Si fa sera rosa sul lago quando arrivo a Cannobio. Mi fermo a fotografare le romantiche isolette: qui son venuto in viaggio di nozze quarant'anni fa...