Ancora una volta le capacità di Alfonso vengono alla luce, e la moto riscuote subito successo motorizzando molti italiani in quel problematico periodo. Ben presto venne affiancato un modello Sport, con struttura praticamente invariata, ma con l'incremento di potenza da 4,5 a 5,75 CV. Nel 1948 Alfonso torna nel mondo delle competizioni come costruttore, approntando un apposito modello in grado di erogare 8 CV a 7000 giri, per una massa di soli 68 Kg. Con questa moto quell'anno Raffaele Alberti si aggiudica subito il campionato italiano motoleggere, appena istituito, vincendo quattro gare su cinque, mentre Masetti vince il campionato di seconda categoria, Magi Speziali e Lambertini ottengono rispettivamente il terzo, quinto e settimo piazzamento nel campionato di prima categoria. Per il 1949 è previsto l'inizio del campionato mondiale di velocità, Alfonso si mette subito al lavoro e, vista la superiorità dimostrata dalla Mondial 125 bialbero a 4 tempi durante una competizione a Monza, progetta una 125 con albero a camme in testa comandato a catena, ispirato alle sue precedenti creazioni M.M. Il nuovo motore in grado di erogare 12 CV a 10.000 giri, equipaggia la nuova leggerissima moto capace di raggiungere i 140 Km/h. La ciclistica, simile a quella della precedente due tempi ha la sospensione posteriore a forcellone oscillante anziché a ruota guidata, mentre la doppia sella ha lasciato il posto ad una unica sella lunga. Nel 1949 con questa moto Masetti e Magi difesero e confermarono a punteggio pieno il campionato italiano che già apparteneva alla Morini. In campo internazionale invece le Mondial dominarono sia nel '49 che nel '50, correndo però con carenatura integrale, e riuscendo a piazzarsi sempre davanti ai piloti Morini. Nel 1951 la squadra della Moto Morini, composta da Zinzani, Zanzi e Mendogni, fu tra le protagoniste del campionato del mondo (Luigi Zinzani giunse 2° ad Assen e 3° a Monza), ma solo nel 1952, dopo essere riusciti a ricavare 16 CV dal motore, con una punta di velocità che toccava i 160 Km/h, la Morini dimostrò il suo valore vincendo due prove del campionato mondiale e perdendone una per un soffio dopo averla dominata. Così Emilio Mendogni dovette purtroppo rinunciare al titolo di campione del Mondo.
Per quanto riguarda la produzione di serie in quegli anni la Morini mantenne la T125 a due tempi, affiancata però nel 1953 da un nuovo modello a 4 tempi dal semplice nome: 175, capostipite di una lunga serie di motociclette che sancirono la definitiva affermazione sul mercato della casa bolognese, riscuotendo grande successo per la loro grande affidabilità. Nel 1955 si rese necessario il trasferimento nella nuova e più ampia sede di Via Bergami, per poter ampliare le capacità produttive in vista del successo del nuovo 175. Con questa nuova moto in versione sportiva, che portava il nome di Settebello la Morini fu una delle marche che guadagnò maggior fama dalle due più famose e massacranti gare di gran fondo, straordinariamente in auge a metà degli anni '50, La Milano-Taranto e il Giro Motociclistico d'Italia.
Nell'inverno del 1954 per contrastare le Mondial e le MV bialbero venne appositamente progettata una nuova moto in grado di confrontarsi in questo tipo di gare. La Settebello era troppo vicino al modello di serie, visto anche il nuovo regolamento italiano per le macchine sport che divenne più permissivo. Nasce così la bellissima Morini Rebello, che presentata alla stampa nel 1955 debuttò in gara poche settimane dopo al Giro d'Italia. Da notare che la moto era stata provata solo pochi giorni prima dell'esordio sulla Via Persicetana. Nonostante ciò il debutto non poté essere migliore, visto che due Rebello conquistarono le prime due posizioni in classifica. Vinse Emilio Mendogni, davanti al compagno di marca Fernando Speziali detto "Stricnina".
Il Rebello fu probabilmente la motocicletta da corsa più moderna della sua generazione; innanzi tutto conciliava perfettamente il lato estetico con quello tecnico, cosa non facile neppure negli anni settanta e inoltre riuniva in ogni parte ciclistica e meccanica quanto di più moderno l'evoluzione del motociclismo agonistico avesse creato. Grazie a questi suoi requisiti, oltre al Giro d'Italia del '55, la Morini Rebello si aggiudicò quello del '56 e la Milano-Taranto del 1955. Il suo miglior pilota fu Walter Tassinari, il quale la portò al successo anche in gare di seconda e prima categoria. Lievemente maggiorata nella cilindrata, e dotata di distribuzione bialbero anziché monoalbero "sdoppiato", la rebello creò in pista le premesse per il debutto della gloriosa e leggendaria 250. Nei primi anni sessanta un altro piccolo gioiello vide la luce; la Settebello aste corte, con la quale la Morini spadroneggiò nelle competizioni di categoria "Sport", riservate ai modelli derivati dalla serie, e con la quale fece le sue prime esperienze agonistiche Giacomo Agostini. Al suo esordio sulla cronoscalata Trento-Bondone del '61 Agostini terminò secondo dietro al campione in carica Attilio Damiani, mentre nel 1962 si aggiudicò il campionato nazionale nella categoria cadetti in sella alla Settebello preparata dalla Morini, ripetendosi nel 1963 con il titolo italiano juniores sia su pista che su strada. Nel 1956 un nuovo monocilindrico 4 tempi ad aste e bilancieri da 98 c.c. prende il posto della ormai obsoleta 125 T, è lo "Sbarazzino 100" dal quale presto prenderà vita la famosa e apprezzata serie del Corsaro, destinata ad evolversi in svariati modelli sia da strada che da fuori strada e ad ottenenere altri gloriosi risultati sportivi. La prima Corsaro 125 uscì nel 1959 come veicolo utilitario, ma già nel 1961 venne affiancata dal Corsaro Veloce d'impostazione sportiva. Questa moto fu il sogno di moltissimi giovani negli anni 60, supportata dagli ottimi successi sportivi che la casa continuava ad ottenere nelle competizioni con la 250 GP. Non a caso la livrea della accattivante 125 riprendeva quella rosso-nera della blasonata GP, il che unito a prestazioni brillanti che la portavano a raggiungere i 118 Km/h la rendeva irresistibile. Come accennato il Corsaro, tra le sue tante versioni, con cilindrate di 100-125-150 c.c., nel 1966 venne allestito nella versione "Regolarità casa" con cilindrate in seguito aumentate a 160 e 165 c.c. Con questo modello la Morini divenne protagonista anche nelle competizioni di regolarità, dove con il pilota collaudatore Giovanni Collina conquistò i campionati italiani nel '67 e nel '68, mentre con Franco Dall'Ara vinse la Sei Giorni Internazionale di Svezia del 1966. Questa moto raggiunse il massimo dell'evoluzione nel 1971 con l'arrivo alla Morini del giovane Ing. Franco Lambertini, da non confondere con l'omonimo Dante Lambertini, valente tecnico da anni tra i responsabili del reparto corse assieme a Walter Scagliarini e al mago dei motori Nerio Biavati. Lambertini fece su questo motore le sue prime esperienze, con un inedito gruppo termico, che presto porteranno alla nascita di un nuovo pezzo della storia Morini. Però, non corriamo troppo!