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CorsarinoDurante gli anni '60 la Morini volle colmare la propria lacuna nel settore dei ciclomotori, vide così la luce il Corsarino. Come prima cosa bisogna dire che definire il corsarino un ciclomotore è quantomeno riduttivo, in effetti si trattava di una vera e propria motocicletta di 50 c.c. con motore   4 tempi  ad aste e bilancieri. Anche questo conferma la lungimiranza di Alfonso Morini. In quegli anni nessuno si preoccupava  del consumo e dell'inquinamento, il prezzo della benzina non era ancora molto alto, e della coscienza ambientale non se ne sentiva parlare. Allora per quale motivo produrre un ciclomotore a 4 T, più costoso ed anche svantaggiato dalla legge che impone il limite a 50 c.c. certamente più favorevole al 2T ? In quegli anni non era di certo facile darsi una risposta, ma ora, dopo ben 40 anni forse una risposta riusciamo a trovarla, visto che finalmente ci si è resi conto che inquina più un piccolo ciclomotore a 2T di un'automobile. Meglio tardi che mai. Resta il fatto che il ciclomotore nonostante il maggior costo ebbe un buon successo restando a listino nelle versioni ZZ e Scrambler fino al 1977 e, diventando ora, assieme al mitico Motom uno dei ciclomotori più amati dagli appassionati.

Alcune versioni del mitico corsarino   

Corsarino zzCorsarino Scrambler

Si giunge così al 1969, anno in cui viene a mancare l'uomo che ha regalato agli appassionati grandi emozioni e piaceri durante i più gloriosi anni del motociclismo italiano, Alfonso Morini muore il 30 Giugno del 1969 all'età di 74 anni. Il colpo è forte, ma l'impresa lo assorbe bene, grazie anche alla forza della unica figlia di Alfonso, Gabriella che assume con coraggio ed impegno la direzione nel delicato periodo, portando la Morini entro pochi anni a nuovi successi commerciali. Purtroppo però, l'attività agonistica della casa bolognese resta fortemente condizionata dalla scomparsa del grande Alfonso. Determinante per il rilancio della Morini è l'arrivo, nel 1970, di un giovane ingegnere con esperienza maturata presso l'ufficio tecnico della Ferrari e con la Serenissima Automobili di ModenaCorsaro ufficiale, ma nuovo alle problematiche delle due ruote; Franco Lambertini. Come già accennato  uno dei primi problemi affrontati da Lambertini fu la necessità di ricavare più potenza dal motore del Corsaro Regolarità casa, visto che nei primi anni '70 l'assalto della concorrenza dei motori a 2 Tempi si faceva inarginabile. I limiti dell'architettura del motore ad aste e bilancieri ed anche economici, non permettevano grosse rivoluzioni. Lambertini sperimentò così un nuovo gruppo termico con camera di scoppio ricavata nel cielo del pistone e testa piatta con condotti arcuati per conferire maggior turbolenza ai gas. Un accurato studio della fluidodinamica di questa soluzione (già nota in campo automobilistico come camera Heron, dal nome del tecnico che la propose nei primi anni cinquanta), permise di ricavare ottimi rendimenti. Un Corsaro equipaggiato con questa nuova soluzione partecipò alla Sei giorni Internazionale svoltasi all'isola di Man,  ma oramai l'era del quattro tempi in questo tipo di competizioni si era chiusa, anche se non per sempre come possiamo constatare oggi.

 


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