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1989: via dalla Morini

chiusura fabbricaIl 1988 vede la nascita di quell'improbabile modello che è la la Dart 350, che costituisce un tentativo veramente goffo di "cagivizzare" un marchio storico come la Morini. Si tratta di un errore grossolano che fa veramente dubitare sulla competenza e sulla cultura motociclistica del nuovo management varesino. Amaramente, possiamo dire, che i motociclisti del tempo dimostrano di capire di moto molto più di chi le produce: la Dart 350 è un flop abissale.

 

Nel 1989 è ben chiaro a tutti che la Cagiva (che ha acquisito definitivamente la morini nel 1987) non ha nessuna intenzione di portar avanti alcun nuovo progetto in Morini. Anzi, sembra ben felice di eliminare un pericoloso concorrente che si porta in dote un bicilindrico che, per storia e successo di mercato, può rappresentare un pericolo per il preziosissimo motore Ducati progettato dall'ingegner Taglioni.
Lambertini quindi, a malincuore, accetta un offerta che gli arriva dal gruppo Piaggio ed abbandona la Morini per la Gilera, dove rimarrà fino alla pensione.
Si consuma così un rito tristemente noto che nasconde, dietro a parole come "fusione", "sinergia", "razionalizzazione", la risposta ad una domanda molto semplice: "perché competere quando si può, più semplicemente, cancellare un avversario?" Inizia così, da parte del gruppo Cagiva, quello che potremmo definire "un classico" del genere: prima lo spostamento della produzione in Ducati, poi la cannibalizzazione di tutto ciò che si può mettere in vendita, ed infine la definitiva chiusura dello stabilimento di Via Bergami nel 1990. Con buona pace delle maestranze, dei sindacati e della dirigenza Morini.

 

2003: il ritorno

fabbrica morini Quando la Morini viene finalmente acquistata dal Franco Morini Spa e rinasce, nel 2003, con la dicitura ufficiale "Moto Morini S.p.A." sembra che il tempo, una volta tanto, invece di andare avanti torni indietro.
Franco Lambertini fa prontamente ritorno per dimostrare ancora una volta tutto il suo "mestiere" nel fare i motori. Non è dato di sapere se sia stata la Morini a contattare Lambertini o viceversa. Ma la cosa più importante è che il binomio produce immediatamente un risultato che centra l'obiettivo al cento per cento: un nuovo poderoso motore bicilindrico a V di 1200cc e 140 cavalli di potenza a 8.500 giri/min.

 

Ritroviamo in questo nuovo propulsore corsa-corta unnuova morini_lambertini1 pallino di Lambertini che avevamo già visto: il motore in funzione portante, esattamente come nel 1986. I più pignoli potranno riconoscere una altro dettaglio in comune con il vecchio progetto: il pignone su cui ingrana la catena situato molto in alto. Sulle riviste è riportato che è dettato da motivi di compattezza (e sarà pur vero), ma la funzione principale è quella di annullare il più possibile il disallineamento fra la catena e l'asse del forcellone, in modo da ridurre l'influenza del tiro motore sul comportamento delle sospensioni.
Non sappiamo se Lambertini sia effetivamente in pensione o meno, ma di certo ha affrontato e risolto brillantemente un tema che sicuramente era assente ai tempi della vecchia Morini; stiamo parlando della normativa anti-inquinamento Euro 3.Il motore mantiene senza problemi un'erogazione corposa su tutto l'arco di funzionamento, e raggiunge ben 123 newton-per-metro di coppia a 6.500 giri. Altri marchi, ben più blasonati, ci hanno invece "abituato" a buchi di erogazione vistosissimi convincendoci (quasi) che di meglio non si può fare. Al contrario, Lambertini ha di nuovo smentito tutti; ha trovato un problema e lo ha risolto. Come dire "veni, vidi, vici."
Bel colpo maestro!

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Questo articolo è stato scritto prima del triste evento della chiusura della Moto Morini. Come molti sapranno, il giorno 18 Maggio 2010, il Tribunale Civile di Bologna ha dichiarato il fallimento della Moto Morini S.p.a. a causa dell'impossibilità per l'azienda di far fronte ai debiti contratti. 
Sicuramente, le responsabilità di quanto successo sono da ricercare in errori della direzione aziendale e nella difficile congiuntura economica conseguente alla crisi finanziaria mondiale, piuttosto che nella qualità della produzione motociclistica che, al contrario, si è rivelata superiore a quella di altri marchi, nazionali e non.

 

 

 


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