12 OTTOBRE 2018 - TRENTO

Giacomo Agostini in occasione del Festival dello Sport è tornato in sella a quella che è stata la sua prima moto da corsa, la Morini 175 Settebello con la quale esordì 57 anni fa alla Tento-Bondone, classificandosi secondo alle spalle di Attilio Damiani.

L'orgoglio di noi Morinisti è ancora più forte poiché la Settebello cavalcata da Agostini è stata messa a disposizione da un altro nostro mito, il grande Bruno Ruozzi attuale più che degno proprietario di questa leggendaria Morini. Lui che ha continuato a tenere alta la bandiera della nostra aquila nel mondo delle competizioni, preparando la velocissima TT3 che ancora oggi bastona moto che sulla carta non dovrebbero essere impensierite dalla piccola bicilindrica bolognese, che però grazie alle sapienti cure di Bruno si ritrova a lottare e a vincere nel campionato moto d'epoca TT500.

Tre miti Agostini Ruozi e il Settebello

Tre miti Agostini Ruozzi e il Settebello

 

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Bruno Ruozzi con gli amici del M.C. Reggiano

FOTO DELL'EVENTO


 

ago trento-bondone

 Agostini ricorda: «Trento-Bondone 19 luglio 1961, la mia prima gara di velocità. Mi ero presentato assieme al mio amico Vincenzo Pagnoni, con la Giulietta T che avevamo fregato a papà Aurelio. Io avevo la Sprint, potevo attaccarci un carrello per trainare la moto? Sui sedili posteriori, una borsa con dentro le bustine di idrolitina per fare l’acqua minerale, un sacchetto di pane e le cotolette cucinate dalla nonna. Avevo un Morini Settebello 175 privato, con il bauletto per i ferri, i cerchi di serie, come i freni, anziché gli Oldani che usavano praticamente tutti. Quando Walter Scagliarini, che qualche tempo dopo diventò mio meccanico, mi vide, mi domandò: “Ma cosa ci fai con questa moto?”. Ma eravamo pronti: avevo 19 anni, sognavo, ma non sapevo cosa avrei potuto fare».

Lo scoprì subito, Agostini, di cosa era capace: 2° alle spalle di Attilio Damiani, lo «Scoiattolo della montagna», come era chiamato. «Quella gara fu come la luce, mi convinse che avrei davvero potuto farcela.. E anche mio papà, che era sempre stato contrario, capì che forse non ero poi quel pazzo che pensava e che avevo stoffa: negli anni venne spesso a vedermi correre, ma sempre di nascosto, senza neanche chiedere i biglietti. Non voleva che a vederlo mi emozionassi, così come si emozionava lui. Comunque, dopo quel secondo posto spesi oltre 30 mila lire per rendere un po’ meno privato il mio Morini: cerchi e freni da gara e via anche il bauletto».

Secondo nel 1961, primo l’anno dopo, prima vittoria assoluta per Agostini sempre con un Settebello, però ufficiale, e ancora primo l’anno dopo, quando il 28 luglio percorse i 17,3 km che da Montevideo portavano al Vason in 13’39”, precedendo di 6” ancora Damiani con il Morini Rebello: un record destinato a durare fino al 1973, quando Franco Carloni su una Suzuki 500 lo portò a 13’31”3. «Il Bondone era una salita impegnativa, lunga, difficile, con curve di tutti i tipi. Il primo anno arrivai senza conoscerla e per conquistare quel secondo posto dovetti prendere qualche rischio, ma ogni volta che tornavo la sentivo sempre più mia, tanto che nelle ultime partecipazioni feci una strage». Erano anni in cui i piloti correvano ogni domenica e ovunque: «Non è che eravamo più coraggiosi dei piloti di oggi, semplicemente o correvamo o non mangiavamo la minestra».


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