Quando salgo in moto sono già in Austria. La Ötztal mi porta in Tirolo, passo la barriera del pedaggio e calo a Sölden e a Umhausen, dove è stato ricostruito il “villaggio di Ötzi", l’uomo venuto dal ghiaccio, rinvenuto nel 1991 sulla cresta del Similaun. Alla fine della discesa prendo per Landeck lungo la valle dell'Inn, giro per Nauders e salgo a Passo di Resia/Reschenpass (1455 m). Nello squallore dell'inutile frontiera, sporca e abbandonata, una breve sosta per una birra e per avvisare l'albergo che sono in ritardo. Scendo la valle dell'Adige/Etch, il fiume ridente che nell'Età del Ferro passava per la mia Este, alimentando la pacifica civiltà dei Veneti antichi. Costeggio il lago artificiale di Resia e a Curon Venosta saluto il solitario campanile che spunta dalle acque.
Poi giù verso Malles, ma prima ancora una sosta - non importa il ritardo - a fotografare nella penombra della montagna il dialogo tra la candida Abbazia di Monte Maria e il petroso Castel del Principe di Burgusio. E infine ecco le mura che cingono il paese da sogno di Glorenza/Glurns, straordinaria piazzaforte urbana rinascimentale. Sono le 19:30 quando spengo la moto nel cortile dell'Hotel Post. Undici ore per fare 370 Km di vera montagna. Mi aspetta il conforto di una cena di qualità e una passeggiata serale sotto i portici della Laubengasse.
La giornata si chiude con una telefonata a casa e agli amici per rassicurarli sull'ottima tenuta del complesso uomo-moto e informarli del clima troppo caldo. Sorpresa! Durante la notte arriva un temporalone che lascia una mattina ammaccata e piovigginosa. Così parto con calma alle 8:45 e imbocco la Val di Trafoi con un tempo da Transilvania. La tabella dei mitici 48 tornanti dello Stelvio ha il potere di impastare adrenalina e pioggia. Non c'è traffico, poche macchine e pochissime moto, nessun ciclista, sarà l'ora o il tempo infame, così il 3½ Morini sale che è un piacere la mitica scala, navigando libero tra la nuvolaglia che nasconde gli imponenti contrafforti dell'Ortles. Ai 2758 metri dello Stelvio/Stilfserjoch tutto è coperto e cade un nevischio marcio e freddo.
Questo è il secondo valico automobilistico più alto d'Europa dopo il Col de l'Iseran... che troveremo più avanti, lungo la strada che porta a Genova.La storia mi ricorda che anche questo angolo alpino, nella Prima guerra mondiale, fu teatro di scontri tra soldati austriaci e italiani, ma alla fine i morti dovuti al gelo e alle slavine furono certamente in numero maggiore rispetto a quelli causati dalle armi. Prima di partire la foto di rito me la scatta un giovanottone che manovra una super accessoriata F800 gs.
Chiudo il casco e giù per altri 36 tornanti fino a Bormio, dove prendo la SS301 per Livigno. Il tempo migliora ma arrivo al Passo Foscagno (2291 m) con cielo coperto e livido. Mi fermo alla tabella del passo e un minuto dopo arriva il giovanottone con F800. Ci rifotografiamo a vicenda e con il solito inglese maccheronico faccio un po' di conversazione. Viene dalla Polonia e non conosce la Moto Morini. Gli dico due parole su questo marchio storico, vanto della meccanica italiana e, staccando la borsa dal serbatoio, gli mostro la firma dell'ing. Lambertini! Quasi gli prende un colpo realizzando che viaggio con una moto di 35 anni autografata dal progettista del motore: un motore al quale fa gran complimenti visto che abbiamo fatto lo stesso tratto di strada in pari tempo! Poi parte diretto in Svizzera, io passeggio tra le rocce, sperando esca un po' di azzurro per fare qualche foto.